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Siamo alla ricerca di una frase, un concetto brevissimo che possa focalizzare su Ovidio, anzi su Ovidio e le sue Metamorfosi, l’attenzione di chi ha una qualche curiosità culturale.

Per ora siamo fermi a

          “Le Metamorfosi di Ovidio, fascinoso intreccio di fantasia e cultura

 anzi …e Cultura, con la maiuscola a sottolineare lo spessore degli argomenti che trattiamo.

Appena sistemato Ovidio ci fionderemo su Nazim Hikmet, altra mia cotta. Giusto per usare un neologismo alla moda, mi sono scoperta donna da poliamore, anche se non sembro. Non vado tanto per il sottile, e ad Antonio Banderas affianco Pablo Picasso, Ovidio, la Szymborska, Bernini…

Ma torniamo alle Metamorfosi, “Come ti è venuto?” chiede nervoso uno dei nove di Ore d’otium.

Come ti viene?” ha chiesto, sempre nervoso, pure quando abbiamo studiato e presentato Toulouse Lautrec. Gli ho parlato delle mie cotte, ma non si convince. Lui è un razionale.

Noi di Ore d’otium siamo felicemente diversi, eppure ci integriamo e ci completiamo, specie per una divisione dei ruoli non seriamente rispettata: 

ad esempio la nostra giornalista talvolta recita e quando lo fa, non firma i suoi articoli per coerenza professionale. Io, incoerente, dico che esagera, ma lei è una che passa le sue giornate in tribunale, e figuriamoci…

La nostra soprano viene biecamente sfruttata anche come attrice, ma lei è l’artista ufficiale del gruppo e si adegua, sempre sorridente e gentile.

I maschi sono in minoranza clamorosa. Sono due soltanto e fra loro diversissimi: 

Uno, accomodante, cortese, generoso, quello che a Napoli definiscono ‘nu signore, non fa mai casino. Quando affrontiamo un nuovo lavoro è il primo a presentare il suo apporto, serio, meditato, concreto.

L’altro – è bravo e piace a tutti – inizia ponendo quesiti polemici, domande metafisiche tese, ad esempio, a trovare razionalità nei miei comportamenti. Sa lavorare in gruppo, ma sempre scuotendo metaforicamente la testa; a me ricorda un campione del ciclismo, Gino Bartali che eccelleva, ma borbottando continuamente: L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare.

Ci completiamo felicemente – l’ho detto – specie perché quasi nessuno di noi ha lo spirito del soldatino ordinato che rispetta i ruoli.

La TECNOLOGICA, ad esempio, nelle sue giornate – puzzle ad incastro fra ruoli tutti severamente impegnativi – ruba il tempo per pagine pregnanti usando un vocabolario colto nel quale mai compaiono i termini orrendi che quotidianamente usa e di cui – sono certa – abusa addirittura. Parla di login e scrive di sfilacciati lembi di nebbie.

Quasi tutti scriviamo, bene, debbo dire, pur se con stili differenti; e per questo il nostro blog è vario ed interessante.

 Una di noi cesella poesie e brevi prose con vocaboli preziosi, un’altra racconta storie sofferte, non vissute ma intessute di verità, un’altra cerca in una quotidianità grigia e polverosa il rosa di un sorriso, l’arancione dell’ammiccare di una risata.

Diversi, ci compattiamo intorno ai fantasmi che tormentavano Kavafis, tendiamo la mano per dialogare con Leopardi.

 Ora incantati spiamo Ovidio, un gaudente simpatico che intreccia la sua fantasia a quella mirabile di popoli interi. E lo seguiamo in drammi sconvolgenti ed in favole lievi, in magie d’incanto.

Chissà se riusciremo a dargli ancora un’ora di vita. Ci proveremo, sorridendo a lui e guardandoci negli occhi.

Gabriella Pastorino