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Luce.
Il primo fermo immagine, sei stata tu.
Notte di incubi,
di sogni spezzati.
All’interno di quella stanza senza eco,
si consumava il mio destino.
Mani che cercavano, che strappavano
e interminabili sospiri ansimanti
percorrevano il corpo martoriato, ucciso.
Ho chiuso gli occhi e il cuore.
Mentre il dolore saliva i margini della vita,
il sapore del tuo ricordo,
lasciava la mia mente.
Ho lottato e bramato con forza,
un finale che non facesse male.
Intrappolata fra la realtà e l’oblio,
aggrappata all’ultimo brandello di speranza,
rimanevo accovacciata,
in quell’angolo, senz’anima, al buio.

Ti aspettavo.
Senza rimpianti saresti arrivata e,
attraversando il confine della vita
mi avresti portata via.
Non avevo più voce
né pianto.
Un sonno lento, silenzioso,
iniziava a fare capolino nella mente.
Mi sarei dovuta abbandonare.
Vincere l’ultima resilienza.
Eppure, di nuovo, esistevo.
Tu, presenza oscura, lo hai sentito
e mi hai perdonato.
In quell’inferno vissuto,
sono nata.

All’improvviso, echi in lontananza.
Mentre flebili accenni di vita
ridestavano il mio corpo,
i sussurri del tempo
riaprivano gli occhi.

E ti ho rivista, luce.

Nel buio della notte
a un passo dalla vita,
restavo a fissare le stelle.

Ancora una volta.

 

 

Simona Guarino