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Aveva negli occhi
il luccichio potente del sole
quando accarezza il silenzio,
sopra le dune nel deserto.
Sfuggiva a mani che
le avevano tolto libertà
di crescere e correre, a piedi nudi,
dentro i profumi dell’Africa.
Chinava sempre il capo
quando le rivolgevi parole di speranza,
come se l’unica voce conosciuta
fosse la profonda cicatrice sulla pelle.
Indugiavo a guardarla,
ma lo facevo, di sottecchi,
e scorgevo sul volto,
l’abisso di sofferenze che
solo un sorriso spento
può sussurrare.
Non chiedeva nulla.
Mai neppure una volta,
ho visto smuovere in preghiera
le sue enormi labbra.
Possedeva la dignità dell’uomo povero,
che allunga la propria mano
in segno di dono e mai di resa.
Nel colore della sua iride,
il sibilo del tuono
quando scaglia lungo i perimetri della terra,
il grido di dolore.
Eppure, in quegli occhi di giada,
impaurita e nascosta
resisteva, caparbia, la vita.

Ho abbracciato desolazioni
ed ecosistemi di umana sofferenza,
percorso chilometri di nudità e di orrore,
attraversato le acque della rinascita
per perire sui volti bianchi
di chi è già morto senza saperlo.
Resterò abbarbicata nei confini
che la vostra paura d’accoglienza, impone.
E pregherò il suolo eterno,
perché non vi neghi, un giorno,
il respiro che oggi
avete strappato dal mio petto.
Siete polvere di passi
che non lasceranno mai impronte.

Portava in grembo un piccolo mondo
concepito nella brutalità
di una notte senza luce.
Il coraggio di amare,
l’aveva spinta a credere
che Dio ci fosse stato, quella notte
e che ora l’abitava.

La sua terra come fermo immagine
un sospiro, un tremolio nella voce.
Mi guarda, pietosa, ha timore.
Il suo tendermi la mano,
arretra un istante dal mio corpo.
Piange lacrime bianche
come la sua pelle.
E ancora non sa:
portiamo lo stesso sangue nelle vene.
Come vorrei stringermi nelle sue spalle,
fa così freddo…..

Aveva negli occhi
il luccichio potente del sole.
E sulla bocca due parole:
“Volevo vivere”.

Simona Guarino