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Sono certa che tutti voi farete fatica a credere alla storia che ora vado a raccontarvi, ma sarà meglio pensarci un attimo alla fine e anche il più caparbio lettore si convincerà di quanto è vera la vicenda.

Avete mai osservato delle cocorite? Sono degli uccellini bellissimi, un vero miracolo della natura!

A volte, se ci si ferma ad osservarle, ci si rende conto di quanto sia variopinto e perfetto il loro piumaggio, dai colori sgargianti, brillanti, picchiettati qua e là in maniera uniforme ed identica ai lati destro e sinistro, in perfetta simmetria, anche un grande artista farebbe davvero fatica a riportare sulla sua tela la magia cromatica del loro piumaggio.

Così erano Annita e Garibaldi: due fantastiche cocorite dalla testolina appena imbiancata attorno al becco ricurvo e grigio, lei di un turchese scintillante, lui di taglia appena più grande di un caldo colore verde smeraldo.

Erano una coppia bellissima e si volevano un mondo di bene, se ne stavano sul loro trespolo l’una accanto all’altro, spesso si sfregavano le testoline come per baciarsi e per tutto il giorno, da mattino a sera, se la raccontavano alla grande.

Erano state donate al loro padrone da un’amica di lui che per ragioni di lavoro era dovuta andare in Spagna.

Margherita si era presentata alla porta di Poldo un pomeriggio di primavera e gli aveva detto: “So che a te piacciono tanto gli animali, ti prego di custodirmi le due cocorite fino al mio ritorno, devo partire questo fine settimana per Madrid, è là che ho trovato lavoro e ci resterò per almeno un paio d’anni, loro sono Annita e Garibaldi”.

Poldo si sorprese subito di quei due strani nomi epici, ancor più dell’omaggio della sua amica, ma come dirle di no, le due cocorite erano fantastiche, io loro occhietti piccini e tondi invocavano aiuto.

Così si mise subito all’opera per trovare una sistemazione degna alla nuova coppia ospite della casa.

Poldo aveva la fortuna di abitare vicino al mare, così pensò bene di collocare la gabbietta nei pressi di una finestra della cucina da cui era possibile ammirare la distesa azzurra del mare, fino al tramonto, quando il sole andava a morire dietro l’ultima cima della scogliera.

Annita e Garibaldi guardarono sbigottiti il nuovo scenario, dapprima tutti tremanti apparvero spaventati, si mettevano vicinissimi e si sfioravano le piume con piccoli saltelli con un gran vociare preoccupato, non avevano mai visto il mare e quegli immensi colori levavano il fiato anche a loro che pure erano abituati a rimirare il loro piumaggio.

Poldo il giorno dopo aveva già allestito una gabbia più grande, dipinta di fresco con lo smalto bianco, c’era un abbeveratoio rosso con una pallina all’interno, uno strano cestino colorato che non appena una cocorita ci saltava dentro iniziava a roteare all’impazzata, insomma un sorta di altalena per gli uccellini. Infine c’era un nido, tutto di paglia pulita e intrecciata, un ottimo lettino dove trascorrere la notte al calduccio.

Capirono così che erano stati proprio fortunati, avevano una nuova grande dimora dove poter giocare, cantare, guardare lo spettacolare paesaggio per l’intera giornata e cibo a volontà.

In un mondo tanto complicato come quello di oggi, dove si è già andati sulla luna, dove con un click puoi collegarti ad un amico che vive all’altro capo del mondo a migliaia e migliaia di chilometri di distanza, dove si sta a discutere se esistono i marziani, credete che sia facile convivere con due piccole cocorite?

Poldo si rese subito conto che non lo era affatto, Annita e Garibaldi cominciavano a fare un gran baccano appena iniziava a sorgere il sole. Se poi accendeva la tv, continuava ad alzarne involontariamente il volume, perché il chiasso assordante che facevano i due piccoli uccellini aumentava sempre di più, in un crescendo di disperazione che alla fine spingeva Poldo ad uscire di casa.

Eppure le due cocorite avevano un specifico argomento di conversazione: il nome di lei, Annita!

Come mai Margherita, la loro vecchia padrona era stata così poco attenta, possibile che non sapesse che la moglie di Garibaldi si chiamasse Anita con una sola “n”?

Per quanto fossero due uccellini e non appartenessero agli istruiti umani, avevano spesso sentito parlare di questi due storici personaggi in tv, ed erano più che certi che la moglie di Garibaldi si chiamasse Anita con una “n” sola. Garibaldi a volte, pur di fare contenta la sua compagna, nel rivolgersi a lei, impostava una voce debole e stanca e chiamandola flebilmente, lasciava cadere una “n”.

Ma Annita non era affatto soddisfatta e avrebbe voluto fare qualcosa di più, insomma avrebbe voluto correggere quell’errore anagrafico che sentiva come un grosso peso.

Poldo interpretava quel terribile chiacchiericcio come una sorta d’insoddisfazione e pensava che, nonostante tutte le sue attenzioni, le due cocorite non fossero affatto felici.

Un giorno, disperato e triste, penso di aprire lo sportellino della gabbia e disse: “Su, uscite, siete libere!”

Le due cocorite si guardavano allibite senza fiatare, più vicine che mai, osservavano la porticina aperta e battevano inquiete le zampette sul trespolo senza accennare al benché minimo volo, insomma quella porticina aperta, per loro era un pericolo, quasi presagio di morte.

Più volte avevano sentito la parola “libertà”, ma era quello il senso? Significava mettere le ali fuori da quelle sbarre? E che avrebbero fatto loro una volta libere, ma indifese? Non sapevano cacciare, non sapevano cercare il cibo, né sapevano se fuori dalla gabbia avrebbero mai trovato un rifugio tanto accogliente. Per non parlare poi dei colori delle loro piume che avrebbero subito catturato l’attenzione di tanti nemici.

Questo pensava Annita e questo pensava anche Garibaldi che nulla diceva, ma che tremante e muto, continuava a lanciare occhiate complici d’intesa alla sua compagna innamorata.

Dopo più di un’ora di inutile attesa e di profondo silenzio, Poldo si decise a chiudere la porticina.

Annita e Garibaldi poco dopo, smisero di tremare, si diedero una grande scrollata con qualche svolazzo qua e là e ripresero a chiacchierare.

Poldo capì definitivamente che il mondo di Annita e Garibaldi stava tutto in quella gabbia, le sue cocorite erano felici così, nulla sapevano del mondo fuori da quelle sottili inferriate e si ritenevano già fortunate per poter ammirare ogni giorno il mare.

Perché mai avrebbero dovuto fuggire? In quello che sembrava un angusto spazio c’era proprio tutto, il divertimento era assicurato da mattina a sera, il cibo era abbondante e le notizie della tv tenevano persino informata la giovane coppia sugli eventi quotidiani.

Così, nonostante le mille attrattive di quell’immenso mondo posto oltre la finestra, Annita riprese a questionare con Garibaldi su quella “n” di troppo che figurava nel suo nome, lanciando strepiti e versetti acuti in lungo e in largo, improvvisando una danza canora tutta nuova.

Poldo, seccato da quel fragore, spinse la porta di casa ed uscì.

 

Enrica Suprani