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Ti ho vista sorridere per la prima volta, al quarto mese della nostra esistenza.

Ho capito subito che il tuo equilibrio, avrebbe occupato la parte piena del bicchiere.
Me lo hai fatto capire perfino a letto, quando dormivo sul fianco destro e tu, volevi che mi mettessi a sinistra, perché era il tuo spazio vitale. Quello del cuore.
Non avevo alternative e ti ho ceduto il posto. Lì saremmo state.
Crescevi a vista d’occhio ed io, ogni giorno, scendevo nel mondo lasciando la mia impronta sempre più profonda.
Prima ancora che tu ci fossi, eri già vita nel mio pensiero, come il temporale diviene eco mentre il tuono cade.
La notte era la dimensione che preferivi e ogni qualvolta percepivi il mio sguardo, fissare nel cielo, quello di una stella, non c’era calcio di rigore che non mi tirassi. Era il tuo urlo di stupore alla vita!
E amavi come me, il silenzio che provoca un tramonto.
Ci mettevamo ad ammirarlo, tu rannicchiata nel mio battito ed io cullata dal tuo.
Lo stesso orizzonte in due fessure diverse.
I miei occhi avrebbero abitato i tuoi.
Trasparenti come i sogni che ci abbracciano il petto quando alla paura li sostituiamo.
Avevo iniziato a rimpinzarmi di tutto, dai cibi piccanti orientali a quelli immangiabili e crudi giapponesi (te lo confesso però, con quelle alghe appiccicate, non ne ho mangiati molto) perché tu potessi conoscere il mondo senza il bisogno di navigarlo. E ho avuto ragione, perché adesso il giapponese, è il tuo cibo preferito.
La musica classica non ti faceva dormire e chi lo aveva affermato, non era mai stato incinta.
Nelle mie vene scorreva il caldo movimento dell’rnb e le grida vertiginose del rock, e tu, te n’eri dissetata.
Ballavi nel mio ventre a ritmo sfrenato, in quel piccolo angolo d’esistenza che ti avevo preparato.
Come facessi a starci per intero, ancora ci penso: la dote dell’adattamento l’hai ereditata da me.
Sognavo i tuoi sorrisi e le tue arrabbiature, di certo, tra pause e parole, avresti avuto le mie smorfie.
Gli zigomi e il carattere taciturno, li avresti presi dal papà.
Non ti piacevano le commedie, i comici stupidi e le puntate infinite delle soap opera.
Adoravi il brivido e l’adrenalina.
Di notte scendevamo dal letto, passi felpati, a guardare la tv di nascosto, a riattivare i neuroni perduti con l’horror. Ero già una mamma snaturata ancora prima che tu nascessi.
In ritardo perenne sulle date e sulle ore. Io alle visite di routine, tu mettendo piede nel mondo.
Lo avresti dimostrato: saresti stata mia figlia anche in quello.
E fra noi tanta dolcezza. Le carezze alla pancia ogni sera, una fiaba inventata sotto le coperte, un bacio ai sogni sulla fronte.
Sei stata il mio cielo quando tu stessa, non ne avevi ancora uno.
Il mio immensamente piccolo prendeva respiro nel cuore.
Oggi ti guardo, quanto sei bella, rifletti le stelle che portiamo negli occhi.
Il sorriso d’azzurro, il grano nei capelli.
Hai le mani lunghe e i piedini più grandi dei miei.
Alta come la luna, ti bacio in punta di piedi.
Vedo la tua fatica camminare per le strade.
Nelle corse e nelle cadute, nei pianti, nelle riprese.
E resti splendida.
Ti spingi nella vita, così come nel metrò. Due posti indietro per precauzione, uno avanti per non mollare.
Sei fatta di speranze e giardini sempre verdi, occhiali grandi per il sole e musica nelle orecchie.
Ascolto il tuo amore solo di notte, quando tutto attorno tace e niente ancora si muove.
Apro la porta della tua camera, mi affaccio al tuo viso fermandomi in contemplazione.
Penso a chi assomigli e se ci ho messo un po’ di colore.
Resta sempre libera, amore mio.
Non trattenere mai la vita.
Combatti contro chi la ruba e non sprecarla altrove.
Parti da dentro. Dal centro delle cose.
E splendi più che puoi.
La notte con il suo buio, non ti faccia timore.
Attraversala piano piano ma con determinazione.
Non aver fretta in amore, proteggiti dal freddo, perché a volte piove.
E sogna sempre in grande: è la misura che conviene.
Ricorda che il primo passo, si compie sempre senza scarpe.
E poi, appresta la corsa, ma stai attenta a non cadere.
E se ti perdi, amore mio, non temere.
Casa è lo spazio infinito che porti nel cuore.
E se avrai bisogno, mi troverai ad aspettarti sempre.
Un giorno sarai tu a vedermi piccola rannicchiata fra le pareti dei ricordi, nelle ferite degli anni.
Non rammenterò i nomi, i visi e i perché.
Ma tu stringimi la mano e portami con te.
Strappale dal palmo, il peso dell’età.
Poi guardami nel volto e non mi lasciare più.
I tuoi occhi saranno il mio porto, il mio viaggio di ritorno.
Tu sola, il centro del mio cuore.
Nulla cambierà dentro di me. Tu resterai il mio grande Amore.
Potrò dimenticare tutto, potrò perdermi nel vuoto, ma tu, sarai sempre lì.

Ti voglio tanto bene Amore mio ❤
Buon compleanno!!!!!!

Mamma