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Sperare. Voce del verbo combattere.

Tempo fa, ho letto un articolo che mi ha colpito. L’incalzante necessità di buone notizie e la quotidiana abitudine di ricercare, all’interno dei “contenitori editoriali”, avvenimenti di carattere “educativo” piuttosto che fatti di cronaca nera, mi ha portato a conoscere una realtà diversa. La mia sensibilità verso determinati argomenti, inoltre, ha permesso che approfondissi la ricerca, portando alla luce nuove speranze di vita.

Il 2 febbraio 2018, si è svolto a Milano, il “meeting internazionale sui disordini della coscienza”, organizzato dalla Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta, durante il quale, è stato dimostrato che il termine “irreversibile”, riferito allo stato vegetativo e ai disturbi di coscienza, non è più attendibile.
In un’era futuristicamente tangibile, scienziati e ricercatori, hanno ideato ed utilizzato tecnologie capaci di esplorare le profondità di quei cervelli ritenuti spenti, dimostrando con tenacia che, a fronte di stimolazioni precise, questi, non sono affatto inattivi ma presenti. Le sollecitazioni, sono effettuate con metodi di neuroimaging utili a studiare le reazioni del cervello mentre è stimolato da voci famigliari, suoni e odori, musiche e fotografie. Attraverso una risonanza magnetica funzionale, è possibile constatare se le aree del cervello si attivano. La risposta è sconvolgente. Sono stati studiati 27 pazienti con minima coscienza e 23 in stato vegetativo e, a 10 fra questi, è stata commutata la diagnosi in stato di minima coscienza. La neurologa ricercatrice, Silvia Marino, del centro neurolesi Bonino Pulejo Irccs di Messina, dopo aver stimolato con il laser durante una risonanza magnetica funzionale una sua paziente, ha accertato che le aree del dolore si attivavano. Ha eseguito pertanto, ogni sorte di stimolazioni, nella speranza di poter salvare una vita all’apparenza persa. La tenacia, il “non mollare” e la profonda eredità del credere all’impossibile, ha riportato a casa, dopo otto mesi, la donna. La speranza di ritornare a vivere, naufragata nel verdetto di una diagnosi di stato vegetativo, è riuscita di nuovo a scalfire la parola fine, confermando che nulla, può davvero considerarsi senza fine. Ma attenzione. Non seminiamo illusioni. Purtroppo, non per tutti i casi, è fattibile lo stesso incredibile miracolo. Ci sono situazioni in cui, la speranza di lottare non manca ma, non riscontra lo stesso finale. Alle diagnosi iniziali di coma profondi, stati vegetativi, sindromi di Locked-in, spesso si possono intravedere traguardi di rinascita ma, in taluni casi, non è possibile. Si può comunque affermare che, non è più accettabile parlare di irreversibilità. Altri due esempi, confermano questa teoria. Il direttore di Neuroabilitazione al San Camillo di Venezia, Francesco Piccione, attraverso la stimolazione magnetica, è riuscito a conquistare il recupero temporaneo del movimento di un paziente al quale, era stato ordinato di prendere un bicchiere d’acqua e di portarlo alla bocca. Mentre, all’istituto di Scienze cognitive “Jeannedor” di Lione, il direttore, Angela Sirigu, ha ottenuto la ripresa dei livelli di coscienza, attraverso la stimolazione di un unico nervo.

Combattere per riportare “a casa” vite umane. Senza dimenticare le conseguenze etiche che, questo compito richiede. Esseri umani da salvare e non topi da laboratorio.
La vita, ha vinto la sua battaglia. Questo è il messaggio che arriva al cuore.
Al di là del mistero che ancora avvolge il nostro quotidiano, lottare, resta l’unica terapia per vivere. Non perdere la speranza anche quando tenerla stretta costa fatica e sofferenza, non è illudersi ma, sapersi calare nel dono d’amore, dal quale, la stessa proviene.
Grande lezione di dignità e dedizione. A tutte le famiglie che hanno perso il senso del vivere, abbracciate in quell’amara rassegnazione di sofferenza, accompagnatrici di sorrisi spenti, su volti che gli anni trasfigureranno, è dato di confidare. Di ritornare a sognare. Ci vuole forza e fede. Forza nel ricercare nuove strade, nuovi criteri per superare teorie e preconcetti e fede, arma essenziale per credere all’esistenza di un “oltre” al di là del buio della mente e bussola indispensabile per orientarci all’interno di questa infinita possibilità.
Solo attraverso mani e cuori che non si arrendono, la scienza può diventare missione e vocazione. Non medici, ma uomini e donne capaci d’infinito.

Sperare. Voce del verbo combattere. È da lì, che la ricerca, deve partire.

Simona Guarino