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Saffo abbandonata di Giovanni Dupré – foto Roberto Nespola

Qualche settimana fa, durante la pausa pranzo, ascoltavo come al solito, distrattamente, le notizie del telegiornale, quando ecco arrivare l’ennesima notizia di un delitto ai danni di una donna: l’ennesimo femminicidio, come orAmai amano definirlo i mass media. La notizia è talmente banale nella sua dinamica da risultare ancora più profondamente crudele e spietata: dallo schermo televisivo mi sorride una bella donna bionda, dall’aspetto giovanile, dall’aria di chi ha tanta voglia di vivere e ancora tanti progetti da realizzare, mentre il giornalista racconta del suo corpo martoriato, scoperto in fondo ad un crepaccio, non so bene dove, e del suo compagno, di colui che avrebbe dovuto rimanerle vicino, sia nella buona che nella cattiva sorte, che avrebbe dovuto tutelarla, esserle di conforto, difenderla nei momenti difficili, supportarla in tutte le sue decisioni, che l’ha uccisa, perché non accettava l’idea che volesse lasciarlo, che volesse continuare a vivere la sua vita oltre lui. Continuo a sbrigare velocemente le mie faccende, la storia è banale, come già evidenziato, sono notizie che, purtroppo, si sentono sempre più spesso: i giornali sono pieni di povere donne maltrattate, violentate nel corpo e nell’anima, da uomini incapaci di lasciarle andare; uomini indeboliti del loro ruolo di padre-padrone che non riescono a trovare altro linguaggio, per imporsi, al di fuori della violenza. Eppure c’è qualcosa che non mi torna: è una sensazione strisciante di qualcosa che non va, una nota stonata. Alla fine riesco a realizzare che si tratta di una frase detta dal giornalista, con noncuranza, ma dalla eco straordinaria, tanto da sentirla ancora rimbalzare da una parete all’altra delle mie stanze. È una di quelle frasi che rimangono sospese…fino a quando l’aria intera non si impregni della sua sostanza. l’ha uccisa dopo che lei gli ha rivelato l’intenzione di lasciarlo per un altro, stanco dei suoi numerosi tradimenti….

L’umanità contro il male di Gaetano Cellini – foto Roberto Nespola

Stanco dei suoi numerosi tradimenti…eccola la frase…continua ad irritarmi: con quale diritto il giornalista accusa quella povera donna dì innumerevoli tradimenti, ma, soprattutto, con quale diritto osa utilizzare una simile informazione (vera o falsa che sia) quale attenuante, quasi a voler giustificare un’azione comunque e in ogni modo ingiustificabile? È la stessa identica mentalità che comporta l’inversione dell’onere della prova a carico della donna che, da accusatrice, diviene accusata fino al punto di doversi difendere lei e non il suo violentatore, dall’accusa di “averlo provocato”, di “essersela andata a cercare”. È questa mentalità che non siamo riusciti a scardinare nel corso degli anni. Dovrebbe essere una regola non-regola, pacifica e inconfutabile: la donna ha il diritto naturale di operare autonomamente e liberamente le proprie scelte e l’uomo ha il dovere di accettarle.

Ornella Cauteruccio