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Una stradina sterrata in mezzo a mirti, eriche, ginepri e corbezzoli e poi cominciano le prime grosse rocce bianche, in una discesa attraverso una serie di sentieri scoscesi fatti di pietre grosse e piccole, praticabili solo dalle capre. ​
I sentieri si intrecciano formando una specie di labirinto in cui è difficile orientarsi; scendono tutti verso la valle che si indovina in lontananza perché ancora nascosta da massi enormi di granito erosi dal vento, a volte sovrapposti, a volte accostati tra loro. La vegetazione si dirada e, circondati da questi massi imponenti dalle strane forme, si ha l’impressione di stare in un ambiente non terrestre ma lunare. ​
Continuo a scendere a fatica, decisa ad arrivare fino in fondo. Ho sentito parlare di questo posto come di uno dei luoghi difficili da raggiungere, e proprio per questo ancora incontaminati, regno dagli anni sessanta di hippy e naturisti:​
 La Valle della Luna in Gallura. ​
Ogni tanto, per ricordarmi poi la strada a ritroso, segno il cammino sovrapponendo dei sassi. ​
Ad un certo punto vedo una radura dove un uomo e una donna raccolgono l’acqua da una piccola sorgente; mi avvicino, li saluto e l’uomo, indicandomi una grossa tartaruga, mi  dice:​
 – E’ venuta a salutarti. ​
Mi spiega che ce ne sono altre lì intorno, vivono libere insieme ai gechi di colore nero. Comincia a fare caldo e mi bagno anch’io le mani,  ma quando i due si avviano non li perdo d’occhio e li seguo mentre scendono veloci tra i massi.​
Alla fine la valle si apre davanti a noi in tutta la sua bellezza selvaggia, circondata, delimitata da massi imponenti dove gli hippy hanno costruito la loro dimora in caverne e capanne nascoste fra le rocce, macchie verdi di alberi e arbusti e alcune piccole cale che portano al mare. ​
Mi dirigo verso la spiaggetta più vicina, mi tolgo i vestiti e mi siedo a godermi il panorama.
Non resisto a lungo, mi alzo e ​pian piano mi immergo nel mare incontaminato, limpido e cristallino; mi purifico in quelle acque primordiali avvertendone forte il profumo. ​
Mentre sono intenta nel mio rito di purificazione, all’improvviso ecco spuntare dal mare e raggiungere gli scogli una figura di donna dai lunghi capelli al vento, completamente nuda;  raggiunge la riva e si riveste dirigendosi poi lesta verso le capanne. ​
– Tutta la mia invidia ! – direbbe la mia amica Gabriella. ​
Dopo poco esco anch’io dal mare, mi asciugo, riprendo i miei vestiti e scatto tante foto. Arriva l’ora di lasciare quel posto stupendo, per me un vero Eden. ​
Passo davanti alla mercanzia degli hippy che espongono braccialetti, collanine e altri manufatti di corda, legno e pietre. ​
– Fermati – mi dice uno di loro – anche se non compri non importa, mi basta che guardi le mie cose. ​
Mi fermo e mentre ammiro quello che ha realizzato scambiamo qualche battuta; mi dice di chiamarsi Silvio, è di Cagliari e d’estate vive con gli altri in quella valle. ​
Ho pensato che sarebbe stato bello rimanere lì con quella gente, aspettare il sorgere della luna, vedere riflessi i suoi raggi sulle bianche rocce, ballare intorno al fuoco e fare il bagno nudi, liberi come loro, ma sono troppi gli anni ormai non è più il tempo per queste cose.​
 Peccato! sempre mi rimarrà nel cuore quel desiderio non realizzato insieme al ricordo della magica Valle della Luna.​
                                        Miriam D’Ambrosio​