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Una riflessione profonda sull’uomo, sul progresso e sull’intelligenza artificiale: tra responsabilità, libertà, fede e speranza, alla ricerca di un futuro più umano e solidale.

Sono tante le novità di questo nostro tempo dai mille interessi. Siamo piuttosto creativi, non c’è che dire. Ora è la volta dell’intelligenza artificiale/IA. Ben detto che è artificiale, da non confondere con quella naturale. L’uomo è il solo essere pensante, che ha coscienza di esistere. La famosa frase di Cartesio, “cogito, ergo sum”, ce lo ricorda. Penso, dunque esisto! Ed è il pensiero, la mente umana il motore del progresso. Dalle prime tracce dell’homo sapiens all’èra digitale, è tutto il susseguirsi di un progresso che ha attraversato millenni fino a noi, magari con lentezza. Ma la lentezza delle ère passate non è paragonabile al ritmo accelerato delle scoperte del nostro tempo.
Il progresso della scienza, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, pone qualche interrogativo sulla libertà dell’uomo e della sua signoria sul Creato. L’uomo, per sua natura, non può abdicare al potere sulle sue scoperte e creazioni scientifiche/tecniche.
L’Algoritmo su cui si fonda l’IA è tecnico, è un assemblaggio di dati immessi dalla intelligenza creativa dell’uomo. E dà risposte in base ai dati che sono stati immessi.
Quindi, è sempre l’uomo l’artefice del tutto. Tuttavia qualche rischio potrebbe anche verificarsi, nel senso che se l’uomo demanda alla sua creatura funzioni che competono soltanto al libero arbitrio umano, quindi sconosciuto all’Algoritmo, l’uomo potrebbe ridursi vittima suo malgrado, della sua stessa invenzione.
È per questo motivo che diversi studiosi sono all’erta per osservare e valutare i pro e i contra della IA e il suo impatto, attuale e futuro sulla società umana, sulle relazioni e la dignità dell’uomo. Anche il pensiero della Chiesa, mentre incoraggia il cammino della scienza, pone qualche perplessità su probabili rischi connessi con l’IA. Di qui l’urgenza condivisa dai Pontefici di una educazione al pensiero critico, alla responsabilità. L’IA è soltanto uno strumento nelle mani dell’uomo, che va usato
con somma prudenza.
Nel libro dei Salmi, lo scrittore biblico (Salmo 8,4-7) ha una riflessione poetica, densa di significato che esprime la cultura del tempo, ma è lo stupore di una fede profonda che ha qualcosa da dire anche a noi:
«O Signore, nostro Dio, grande è il tuo nome su tutta la terra!
Se guardo il cielo, opera delle tue mani,
la luna e le stelle che vi hai posto,
chi è mai l’uomo perché ti ricordi di lui?
Chi è mai che tu ne abbia cura?
L’hai fatto di poco inferiore a un dio,
coronato di forza e di splendore,
signore dell’opera delle tue mani.
Tutto hai messo sotto il suo dominio».
Splendida osservazione del Salmista, che accoglie con gratitudine il suo ruolo al centro del Creato. Ma questo ruolo comporta anche delle responsabilità, da non dimenticare. Di fronte a ogni risultato della scienza, della tecnica non ci si può esimere dal chiedersi se è un bene per la società in cui viviamo o se bisognerà correggere il tiro per arginare eventuali derive negative che possono insorgere, magari a spese delle fasce sociali più deboli. La custodia del Creato è affidata all’uomo, alla specie umana perché ne conservi lo splendore, la ricchezza e ne corregga eventuali problemi che possono sorgere a limitarne l’armonia.
Noi tutti, e specialmente i giovani, abbiamo bisogno di guardare al futuro con speranza. Siamo troppo sopraffatti da ingiustizie, poteri deviati e troppa gente non ha nulla da mangiare nel mondo, né ha la possibilità di costruirsi una vita dignitosa per sé e per i propri figli. L’opulenza di Paesi industrializzati soffoca culture lasciate ai margini del progresso: sono gli scartati della storia che non reggono al passo. Ma la terra è di tutti, e c’è posto per tutti. Una necessità del nostro tempo è il bisogno di solidarietà tra gli uomini, il bisogno di tendere una mano a chi vorrebbe alzarsi in piedi e non ce la fa da solo. Vi sono coinvolti i responsabili delle Nazioni con le loro leggi certamente; ma nessuno può esimersi dal guardarsi intorno e offrire un aiuto dove c’è un bisogno, magari nel quartiere dove abitiamo.

Beatrice Immediata