Seleziona una pagina

Questa poesia di Nazim Hikmet, apparentemente semplice e breve, custodisce una tenerezza struggente che merita di essere accolta con attenzione e ascolto interiore.

Ho sognato della mia bella
m’è apparsa sopra i rami
passava sopra la luna
tra una nuvola e l’altra
andava e io la seguivo
mi fermavo e lei si fermava
la guardavo e lei mi guardava
e tutto è finito qui.

🧡 Empatia e cuore: la delicatezza di un sogno d’amore

Il poeta ci conduce dentro un sogno, un momento intimo, sospeso, in cui la figura dell’amata diventa visione eterea, quasi irreale:

“m’è apparsa sopra i rami / passava sopra la luna”.

Questa apparizione non ha il peso del corpo, ma la leggerezza di una presenza che sfiora il cielo, viaggia tra la luna e le nuvole — simboli tradizionali del sogno, della distanza, ma anche del mistero femminile e del desiderio.

C’è una dinamica sottile di inseguimento amoroso, ma non è un inseguimento ansioso:

“andava e io la seguivo / mi fermavo e lei si fermava”.

Questo gioco di specchi, questo continuo riflettersi nei gesti dell’altro, suggerisce una connessione profonda, quasi telepatica, tra i due. Una relazione che va oltre le parole e si consuma tutta nello sguardo reciproco:

“la guardavo e lei mi guardava”.

L’amore, qui, è contemplazione. È presenza silenziosa.

E poi, c’è il verso conclusivo:

🌫️ “E tutto è finito qui”

Il verso conclusivo è uno strappo, un ritorno brusco alla realtà, quello che potremmo definire il colpo di coda finale.

Questa chiusura secca, improvvisa, spezza la magia del sogno, lasciando nell’aria un retrogusto di malinconia. Ci fa intuire che quel legame, forse, non esiste più nella realtà, o forse non è mai esistito, se non nel desiderio del poeta.

Ma proprio in questo scarto tra l’estasi del sogno e la realtà che irrompe fredda, Hikmet riesce a far vibrare una verità universale: l’amore, spesso, vive più intensamente nella memoria o nel desiderio che nella concretezza.

Considerazioni finali

Con pochissimi versi, Hikmet riesce a toccare corde profonde. Ci parla dell’amore non come possesso, ma come presenza evanescente, ricordo sospeso, sogno fragile. È una poesia che si legge in un soffio, ma che lascia un eco dentro, come un sogno dolce e triste che ci accompagna al risveglio.