Sole che spacca,
autostrada che divora immagini e pensieri,
porte chiuse,
corridoi freddi di neon ed etere,
finestre sulle utopie,
sguardo che vaga smarrito sui tetti antichi
fino alle sinuose curve
al limitare di tutti gli orizzonti.
Ricordi impietosi
che affollano gli spazi già angusti della memoria:
dove sei ora?
Tu, eterna bambina eternamente spaventata dalla vita,
figlia, poi madre
e ancora figlia.
Avrei voluto mi parlassi di te,
dei tuoi sogni irrealizzati,
delle tue notti bianche
e di quelle buie, senza luna.
Avrei voluto parlarti di me,
di come sogno, quando sogno,
di come amo, quando amo.
Delle mie strade,
delle mie scelte,
di noi.
Ma il tempo non basta
per colmare la distanza,
e le parole affondano come macigni,
in questo lago triste
che sono i tuoi occhi.
Ornella Cauteruccio
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