Seleziona una pagina
Racconto pasquale. Nel castello di un Lord inglese si festeggiava una serata nell’imminenza della Pasqua. Nel programma: brani di Opere religiose e intermezzi di musica sacra, con la partecipazione di un celebre attore. Tra i numerosi invitati, vi era anche il pastore della vicina chiesa ecumenica. La serata procedeva in armonia. Ad un tratto il pastore, rivolto all’attore, disse: “Mi piacerebbe ascoltare dalla sua voce il salmo biblico del Pastore. Lo conosce?”. “Sì, certo. È il salmo 23”, rispose l’artista. “Ma ad un patto, che lo declami anche lei”. Il pastore si schermì: “Non sono un artista”. “Questa è la condizione”, replicò sorridendo l’attore. Un battito di mani rafforzò la proposta. E l’attore cominciò per primo a declamare quel salmo antichissimo della Bibbia. Alla fine vi fu un lungo applauso. “E adesso tocca a lei”, disse l’attore al pastore. Questi cominciò a recitare lentamente, come una preghiera, il salmo 23:
«Il Signore è il mio Pastore,
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni».
Alla fine del Salmo non vi furono applausi, ma soltanto un grande silenzio; qualcuno aveva gli
occhi lucidi. Allora l’attore prese la parola: «Signore, Signori. Io conosco il Salmo 23, ma costui
conosce il Pastore!».
Suor Beatrice Immediata