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Ataulfo era tornato a casa da dodici anni quando si rese conto che era arrivato il momento di partire. Definitivamente.
Lui lì, in quella casetta c’era nato e ci aveva passato i primi venti anni, in compagnia del grande grandissimo amore dei suoi genitori e delle tante tantissime botte di suo padre Rumminico che, amandolo profondamente, voleva per lui una vita da signore e che a suon di sberloni pesanti pretese ed ottenne il DIPLOMA:
Ataulfo non avrebbe zappato la terra!
Lui, Rumminico, firmava a stento ma sapeva leggere speditamente. Quando tornava dalla campagna con la schiena rotta non si fermava al bar, ma andava dritto a casa dove mangiava voracemente le povere cose saporite che la moglie Carmela preparava e correva nella stalla; le due vacche erano a posto, ma lui saltava sullo sgabello, prendeva un libro e si accucciava a leggere vicino al fuoco in inverno o sullo scalino vicino al pero in estate.
Era andata così: Anni prima nella piazza del paese, dalla casa del barone messa all’asta avevano tirato fuori mucchi e mucchi di vecchi libri insieme alle altre cose che ‘o barone non era riuscito a vendersi.
Rumminico fece più viaggi con la sua carriola per prendersi i libri e portarseli a casa. Carmela giustamente non li voleva nelle loro due stanze e lui li mise in fila su un’asse di legno che aveva inchiodato in alto lungo le quattro pareti della stalla. Li lesse tutti e poi li rilesse e li rilesse di nuovo pure quando rimase solo con Carmela perchè Ataulfo se ne andò.
Il ragazzo si chiamava così – e non Sabatino come sarebbe stato giusto – proprio per i libri: negli ultimi due mesi prima che Carmela si sgravasse, Rumminico leggeva la storia del re visigoto.
Comunque Rumminico ottenne a furia di botte e cinghiate che Ataulfo si diplomasse, ma non riuscì a farlo diventare un signore con la camicia e la cravatta.
Dopo due anni di concorsi tentati invano il ragazzo disse al padre che andava in America.
La mamma pianse, Rumminico ne fu contento: in America ci sono solo ricchi.
Ataulfo era in Colombia quando gli arrivò la notizia che Rumminico era morto. Pensò di tornare, ma aveva saputo che il padre era nell’altro mondo ormai da mesi.
Aveva 65 anni quando tornò a casa dopo quasi mezzo secolo vissuto seguendo la sua voglia di andare, andare dove lo portavano i fatti della vita, gli occhi di una donna, la paura delle conseguenze di una coltellata data alla persona sbagliata, il desiderio di veder l’aurora boreale.
Si sentiva stanco ed aveva voglia di silenzio e di risognare quella che era stata la sua vita.
Sapeva dei buoni fruttiferi che Rumminico aveva accumulato per lui, quando fosse tornato con la camicia bianca e la cravatta. Con quei soldi, giorno dopo giorno, senza fretta, sorridendo spesso ai ricordi, ripulì la casarella e ritrovò ancora qualche cartaccia sulle assi in alto nella stalla, quella che era stata la biblioteca di suo padre.
Gli anni erano scorsi via serenamente quando lui si accorse che stava per finire la sua lunga bella esistenza. Inaspettata lo prese la paura:
Quando sarebbe partito per raggiungere suo padre e sua madre? Come sarebbe passato dall’altra parte? Avrebbe sofferto? Il respiro gli si sarebbe spezzato all’improvviso o piano piano?
Lavorava ancora nell’orto, sempre più piano e trascorreva ore a ricordare e sorridere. Soprattutto guardava il cielo quando era buio. Quante stelle, e come brillavano! Tremavano come se avessero freddo, palpitavano e Ataulfo, avvolto nella vecchissima coperta pesante che lo aveva accolto neonato, ricordava gli occhi neri di una ragazza del Guatemala… o era della Bolivia… che abbracciandolo stretto ansimava ed aveva gli occhi che brillavano brillavano. Chissà se aveva venti anni… ma che importanza aveva?
Le stelle sembravano avvicinarsi a lui ogni sera un po’ di più. Ed una notte che fu certo di poterle toccare se avesse steso la mano, si sentì troppo stanco per farlo. Le stelle allora scesero tutte a coprirlo e lui non capì che quel tremore era il suo ultimo respiro.
Poi – era oramai dall’altra parte – si riebbe e, guidato dalle stelle che brillavano e palpitavano, si avviò.

Gabriella Pastorino