E’ tanto oramai che non volo più.
Per tanti e tanti anni la vita per me avanzava meschina, pressante; correvo, sbandavo, correvo, fingendo sorrisi. Ma poi di botto, esausta, fermavo la corsa ed aprivo le ali. E salivo salivo e per un momento, per lunghi momenti, nemmeno più guardavo la terra, il mio piccolo mondo grigio.
Raggiunte le nuvole, spargevo colori dovunque, in sinfonie azzurre, felicemente inconsistenti e quando le ali sbattevano a vuoto, portavo con me magie di glicini, arpeggi di fiori di campo evanescenti, odorosi.
Il tempo passava e più rari per me si facevano i voli, più bassi, più brevi.
Poi la paura, la solitudine mi hanno legata ed invano ho cercato i colori a dar luce al mio grigio finché la musica – suoni, trilli, sinfonie potenti, magici arpeggi – e abbracci, rari ma caldi e profumati, mi stan risvegliando:
Ginestre, ritmi coinvolgenti, gelsomini stordenti, candidi marmi e tele policrome, versi gentili mi indicano lassù, oltre le nuvole, il mio mondo vero.
Ancora non volo in alto e loro, le stelle, veloci, gelide, luminosissime, verranno stanotte da me. Le sfiorerò, felice, rassicurata.
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