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Venerdì sera a Cava, al Museo di Mamma Lucia, è stata presentata la mia Agenda d’Arte Noitre’ 2026. Relatore ufficiale era Franco Bruno Vitolo, protagonista di molteplici attività culturali della cittadina che ne mena giusto vanto. 

Non era la prima volta che, grazie soprattutto ai buoni uffici di Pasquale Di Domenico,  mi era dato di apprezzare il punto di vista di FrancoBruno su miei lavori.               

Dopo una giustificatissima mia perplessità iniziale (si era in uno spazio dedicato a Mamma Lucia, una grande grande donna che automaticamente svuotava di ogni ambizione il mio impegno) la serata ebbe inizio:

 Il professore era al suo meglio ed io lo ascoltavo interessata. Attraverso miei commenti su Maurizio Di Giovanni, di cui nell’Agenda avevo analizzato il penultimo libro, inizio’ a parlare di Catullo di cui avevo inserito tante pagine di citazioni e commenti, pur se avevo da subito specificato di non esserne un’estimatrice: troppi troppi “Amemus mea Lesbia”, “Da mihi basia mille”, “Lugete, o Veneres Cupidinesque, mortuus est passer meae puellae” e sentimentalismi simili. 

Io ho sempre amato Ovidio, fantasioso, ironico, brillante.  

Comunque il relatore, forte di un background culturale assolutamente non comune, si lancio’ ad osannare Catullo. La disfida fra i due pilastri della cultura romana divenne subito coinvolgente…… 

 Perche’ ve ne parlo? per confessare che io che non mi sono intenerita manco davanti a conturbanti “Odi et amo” catulliani, ora navigo nel miele, catturata da un amore del tutto inatteso: 

Vladimiro Vladimirovic, che vanta morti ammazzati a centinaia di migliaia, che fa inviti a cena condendo le portate con sostanze misteriose che innalzano i commensali molto molto in alto, si e’ dichiarato innamorato. Vi rendete conto? Nato nel 1952, dichiara urbi et orbi di essere fallen in love. Come non commuoversi? La pulzella che ha saputo rapire cotal cuore gentile forse e’ un’atleta, Alina Qualchecosa, che probabilmente  già ha ceduto agli impetuosi assalti passionali, visto che – si dice – gli abbia sfornato un paio di pargoli. 

Io immagino quegli occhi di ghiaccio illanguidirsi e mi commuovo. Pur vero che fra tutti quei morti ammazzati – bombardati o avvelenati e’ lo stesso – non c’e’ nessun mio parente o amico, ma pensando a Vladimiro che sussurra “Ya tebya lyublyu” mi turbo profondamente e per un momento smetto di chiedermi per quale recondita ragione Putin abbia voluto affermare di appartenere al genere umano.

                           Gabriella Pastorino