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Teniamoci fermi. Cauti. Direi – utilizzando un gergo di quando ero pischella – “camomilliziamoci”.
Certo, l’argomento richiede sensibilità e responsabilità, non va liquidato con superficialità, ma neppure esaltato alla massima potenza.
Gli allarmismi non aiutano.
Le code in farmacia, all’asl, dal medico – per la cronaca, il mio è diventato irraggiungibile dopo questo scoppio esorbitante di richieste per visite urgenti – dal fruttivendolo addirittura, per fare ambassa di vitamine, aiutano ancora meno.
E che dire dei negozi in cui non penseresti di trovare filosofie da estinzione di massa? Esempio. Stasera, una scappatina in cartoleria per prendere alcune cose, esce la domanda: “lei dove abita?”.
Segue il nome del mio paesello di residenza.
A quel punto, gli occhi della signora superano la dimensione massima consentita all’essere umano.
Indietreggia con quel suo modo circospetto per non far capire che preferirebbe vedere il tuo piede e il corpo al seguito, fuori dal negozio.
La mano misteriosamente si allunga in uno stretching che nemmeno il campione di yoga può raggiungere, il sorriso durbans e la voce tremolante.
Mi chiede – già spaventata dalla risposta che ancora devo rilasciare: “Ha fatto il vaccino? Non è preoccupata?”
D’improvviso arriviamo all’atto ultimo della tragedia – gli altri sono stati depennati ancor prima del loro nascere – e non ho ancora realizzato se, quello che ho detto o come l’ho espresso, abbiano contribuito al riassunto in chiave minimalista della suddetta tragedia. Morale: mi sono ritrovata alla porta e con il quaderno regalato!
Domani andrò a fare spesa, chissà, magari quando dirò: “No, il vaccino non l’ho fatto e manco mi interessa; il mal di testa l’ho perenne tutto l’anno; la febbre quand’anche venisse mi scalderebbe un po’, visto che ho sempre freddo ai piedi e il meningococco, beh parliamoci chiaro, prima di causare danni, dovrebbe mettersi in fila perché negli ultimi periodi ne ho viste di cotte e di crude”; mi rifileranno il malloppo alimentare gratuitamente?!

E poi non si dica che non sono sensibile al delirium tremens di oggi.

Simona Guarino