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Esserti vicino, cuore a cuore
nascere nelle tue infinite aurore.
Nel silenzio della notte: un vagito,
il mio amore per te ho concepito.
Nasco povero, piccolo e fragile
ma colmo di senso questa vita labile.
Mi guardi stupito, hai negli occhi una luce
ancora non lo sai: il tuo dolore riduce.
Non ci credevi, su dillo, che piccolo come sono
sarei stato per l’uomo, il suo più alto dono.
Abbraccio i tuoi silenzi, elevo le parole
alla tristezza del volto diminuisco la mole.
Non temo la paura e di te amo tutto
se tradisci, nel fuoco ancora mi butto.
La vita, nel suo percorso, a volte cade
ma tu fissa il mio sguardo: ogni cosa invade.
La luce che riflette ti rialzerà da terra,
credi in me, ti prego, il mio braccio afferra.
Nessun ostacolo è più grande della fede,
custodiscila e vedrai: ogni timore cede.


Stringimi nella notte più fredda che sentirai
a un passo dal vuoto, il piede alzerai.
Sei tu, il riflesso del mio infinito,
lo capirai: a te mi sono unito.
Cercherai nel mondo il tuo cammino
arrivando a toccarne i confini, perfino.
Ma senza me, nulla avrà senso
non cercare altrove l’immenso.
Quante domande rivolgi a te stesso,
ma quella importante ponila adesso:
Chi ti abita? Scava la risposta,
o la tua vita non avrà sosta.
Scendi dentro, trova chi sei:
la parte infinita che sempre amerei.
Sei nato nel palmo della mia mano:
vola libero come un gabbiano!
Non imprigionarti, per paura, nel fango
al tuo fianco, non temere, io rimango.
Ancora non vedi: ho unito la terra al cielo
perché a te, uomo, dalle origini anelo.
Alza lo sguardo, cercami, grida:
io sono te, in noi confida.

Simona Guarino