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Quest’anno, il primo post pandemia, Cristo, quello morto in croce, ha colpito la fantasia marcia dei lgbtecceteraeccetera.
Sui social ne ho visti due:
-Al gay pride di Milano il 26 giugno 2021, un cristo lgbt bello, petto tartarugato depilato, lunga chioma nera riccioluta tenuta a freno dal cerchietto-corona-di-spine (stile capo-branco-sardine-con-faccia-da-scemo), ascelle gambe e cosce pelose, calzini al ginocchio con tacchi a spillo, uno straccio bianco artisticamente drappeggiato a coprirgli i fianchi, avanzava flessuoso reggendo una croce palesemente di balsa su cui campeggiava, fra altri disegnini e scritte oscene, un fallo appena abbozzato, come lo disegnano i ragazzini. Ovviamente – come consigliato nella festa dei lavoratori il 1° maggio dal guru scemo attualmente più in voga – ovviamente, dicevo, le unghie erano ingentilite dallo smalto nero per uomini…oddio…per uomini…
-Al gay pride di Roma lo striscione rigorosamente arcobaleno era retto da un cristo con un pezzo di faccia da idiota lasciata libera dalla mascherina policroma, con una corona di spine che se fossero state vere gliela avrei calcato giù giù alla vana ricerca del cervello, drappo arcobaleno mollemente drappeggiato, mano alzata con stimmate di smalto rosso sangue.
Qualcuno invocava Zan perchè lo avevano chiamato frocio.
“Solo frocio, decerebrato idiota?”
Io, anche quando presumibilmente avevo ancora molti anni da vivere, mai ho sprecato il mio tempo andando a rimirare nei gay pride lati B sconquassati esibiti nudi da strani esseri inquietanti.
Ma sono certa che non avrei retto la vista del Cristo così oltraggiato e che con un pugno sul viso avrei riportato un’espressione umana – di dolore, sì di dolore – sul volto di quei minus habens.
Perché non lo ha fatto nessuno?
Gabriella Pastorino