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Scivolò per un momento, un solo momento fuori dal buio: sentì qualcosa, una voce irata che ripeteva un suono, una parola forse. Viveva da 23 anni in Italia, ma gli venne da collegare quel termine alla sua lingua d’origine, l’arabo; ne cercò per un momento il significato e non lo trovò; subito fu inghiottito nel nulla.
Ancora, dopo, qualcosa penetrò nel buio del suo cervello, ed era una voce alterata. Ascoltò, ma non ne afferrò il senso; intuì che erano sicuramente parole italiane, e fra quelle  quel termine becero, di odio.
Una voce diversa, pacata, profonda,  mentre ripiombava nel nulla: Deve vivere per pagare.
Poi ancora si svegliò, ma al buio e nel silenzio. Intuì di non  potersi muovere e, contemporaneamente alla presa di coscienza, un urlo lo scosse:  AH ed ancora AH e poi AH, ma non era un urlo, erano tre gridi agghiaccianti.
Sospirò e piombò in una nuvola.
La nuvola  lo teneva fermo.
Due tre più volte prese coscienza ma nessuno sembrò accorgersene. E sentì di essere immobilizzato in ogni fibra eccetto che per l’udito ed una vaga percezione di luce e di  alcuni suoni.
Poi una voce: Maledetto assassino, perchè tenerlo in vita?
Un’altra voce, un suono pacato monocorde diceva parole che non capiva. Ma captò un qualcosa di familiare…Laila e immediatamente fu scosso dal suo grido terrificante:
AH e poi AH ad ancora AH ed ancora…
Non riusciva a muovere un dito, niente, ma non voleva sentire quel grido breve terrribile strozzato di terrore ripetuto e ripetuto.
Il buio.
Immobile, non  vedeva se non l’ombra di una luce…e lei:
All’imbocco di una strada, vicino le ceste di un fruttivendolo, aveva sfiorato una creatura fatata, con la carnagione del colore  del miele di castagno ed una luce dentro che si mischiava al lucore di una bruna chioma viva e ribelle.
Ma Kadija scomparve, spinta nelle tenebre dal breve spaventoso grido
AH.
Nella sostanza melmosa che ora gli arrivava agli occhi decise che avrebbe raccontato tutto, avrebbe spiegato la sensazione inebriante che lo avvolgeva quando la sfiorava la strigeva la possedeva, come il profeta generoso consente che ogni uomo faccia con la sua donna.
Lei sorrideva e nel suo sorriso si placava l’ira, la violenza di cui erano intessute le fibre del suo essere, nella mente nel cuore nel corpo.
Lui le aveva donato il suo seme che si era trasformato in una bambinella.
La creatura piangeva e lui ruggiva mentre sentiva intatto fluire in sè il desiderio per la sua donna. Il piccolo essere non gli obbediva e lui la puniva. Lei, la sua donna, invece di piegarsi ai suoi voleri  come il profeta ordina, si metteva fra lui, il padrone, e la piccola.
E lui doveva forzarla perchè cedesse al suo desiderio imperioso.
Il profeta nella sua infinita saggezza raccomanda di piegare sempre e comunque la femmina riottosa, ma senza usare bastoni troppo grossi.
La violenza di cui lui era impastato gli obnubilò il cervello oltre i sensi, e gli infedeli portarono via la bambina piccola piccola e lei, lei sempre bellissima, lei impastata di miele e di piacere.
Ecco, appena la melma che lo imprigionava lo avesse liberato, lui avrebbe spiegato, raccontato come gli fosse stato impedito financo di vedere la sua donna.
Aveva avuto pazienza mentre ogni fibra della sua mente, del cuore, del corpo trasformavano la passione in odio, in brama di giustizia.
Quale uomo, anche fra gli infedeli – sì, anche fra loro – avrebbe ritenuto giusto che la sua donna vivesse sola con la piccola creatura che fra gli spasmi del piacere lui le aveva posto in grembo?
Aveva atteso atteso ed atteso che gli infedeli sciocchi e ciechi gli affidassero per un po’ la bambinella che dava gioia alla femmina che lo aveva denunciato, e con il suo coltello sottile ed affilato  la colpì in pancia.
E lei che gli aveva sorriso sino ad un attimo prima, gridò AH e gridava AH ad ognuno dei colpi.
Infine lui, il padre,  per due volte infilò la lama nella sua pancia e non gridò ma grugnì il suo dolore e la gioia della vendetta.
Avrebbe raccontato tutto appena quella melma si fosse ammorbidita, consentendogli di otturarsi le orecchie per non sentire AH, e poi AH ed AH ancora.
Ma il cuore si contrasse un’ultima volta e l’anima nera lasciò il corpo, avviandosi verso la Jenna, il paradiso nell’Eden.
Ma lo avrebbe trovato, perseguitata per l’eternità da quelle terrorizzanti grida di bimba morente?
Gabriella Pastorino