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“Non ti dico di perdonare fino a sette, ma fino a settanta volte sette”.
Il perdono è l’antidoto dell’offesa, è una medicina contro l’odio.
Il perdono deve prevalere sul risentimento e sulla vendetta.
Il perdono è un dono che alimenta la pace, affinché tutti facciano valere la comprensione.
Il perdono invoglia la preghiera, stimola l’accoglienza, facendoti sentire non ansioso ma più paziente, più gentile, più disponibile.
Si perdona anche con il silenzio: È così che rinasce fiducia, coraggio, speranza, è così che si dimentica il rancore e la vendetta, per un futuro di perdono.
Si perdona per sentirsi liberi con se stessi e gli altri.
Quando stiamo bene con le persone che incontriamo, quando ci poniamo in atteggiamento di apertura, stiamo meglio anche con noi stessi.
“Qualsiasi cosa tu stia facendo e ti ricordi che un tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia le tue cose, vai prima a conciliarti con tuo fratello e poi torna alle tue faccende “.
Il perdono e l’amore cambiano il nostro sguardo interiore, danno calore alle nostre preghiere, spesse vuote e ripetitive.
“Credere è prima di tutto amare e riconciliarsi con il prossimo. È l’amore più grande del dovere “.
Perdono è porsi in atteggiamento d’ascolto verso l’altro.
Perdono è portare pace, allegria, compagnia, far dimenticare le condizioni precarie di una persona malata o sofferente.
L’amore, la gioia, la pazienza, la fiducia, la modestia, sono i frutti del perdono.
Lasciamo maturare questi frutti e non saremo più servi della legge, ma liberi, saremo un sigillo, una p⁴remessa per una vita serena, una sorgente d’acqua pura che pullula nel cuore e zampilla nella vita di sempre.

Gaetano Rispoli, presidente dell’associazione A.N.A.I.M.A.