Seleziona una pagina

L’arrivo di Leo riempì di gioia sia la famiglia della mamma Amelia che quella del babbo Matteo, e gonfiò di orgoglio una zia e quattro nonni, specie il nonno Leonardo di cui il piccolino portava il nome.

Il parto era stato rapido, poco doloroso e forse  questo, insieme al fatto che il piccolino era buono, tranquillo, fece sì che i giovani genitori non ponessero un’attenzione particolare durante le ripetute manifestazioni del loro amore. 

Amelia si divideva felice fra il suo bambino buono ed i preparativi per il trasloco in una casa molto grande che avrebbe accolto anche i quattro nonni e sua sorella prossima alle nozze.

Un idillio, insomma, che fu felicemente sconvolto dalle urla, dai capricci continui di Ilaria, neonata che non dava tregua a nessuno, né di giorno né soprattutto di notte. Era bruna, con bellissimi occhi verdi e tanti ricciolini. “Ogni riccio un capriccio” flautata la nonna Ilaria che la chiamava Trottolina, mentre gli altri parenti e pure qualche amico, si dividevano fra Streghetta, Gian Burrasca, Peste, Invasata e quanto suggeriva l’ira del momento.

Nonno Leonardo ne era scocciatissimo e faceva continui paragoni con Leo, altrettanto bello, ma tranquillo e gran dormiglione. Quando però la piccolina a cinque mesi cominciò a gattonare per raggiungere Leo appisolato sul dondolo,  il nonno ne fu inquietato: troppa la differenza fra i due fratellini. Ne parlò ad Anselmo, un suo amico  medico e non si lasciò rassicurare da frasette di circostanza. Con fermezza e senza sorrisi chiese ed ottenne che il piccolino venisse sottoposto ad analisi e ricerche, anche sofisticate. Naturalmente fece tutto da solo, anche perché in casa, alle urla di Ilaria si aggiungeva il disordine dei preparativi per le nozze della figlia più giovane. 

Alla fine di complicati test, l’espressione del viso di Anselmo strinse il cuore a nonno Leonardo: Il suo amico ed uno specialista rinomato parlarono a lungo e lui capì che il suo nipotino era nella norma, ma appena appena. Il medicone semplificò ancor più dicendo che il piccolino avrebbe “risposto”, ma non avrebbe preso iniziative, avrebbe avuto poche, pochissime curiosità da soddisfare: “Risponderà, tutto sta nelle domande, negli impulsi che riceverà”. 

Da ragazzo, appena laureato in giurisprudenza, Leonardo aveva fatto qualche supplenza di inglese alle medie inferiori. Ora gli tornavano in mente certi ragazzini che il pullman raccoglieva ogni mattina dai casolari dei pastori: erano silenziosi, tranquilli e non capivano un tubo. Quando tracciava il loro profilo scolastico, lui regolarmente usava l’aggettivo “torpido”.

 Leo sarà così? –  si disperò. E decise che no. – Lui risponderà, sta a me chiedere“.

Non aveva parlato a nessuno dei suoi dubbi, delle sue ricerche, della diagnosi. Quando vide Ilaria aggredire a morsi il fratellino che sul dondolo piangeva e a stento si proteggeva il visino con le braccia, decise che la piccola peste, pur se inconsapevole, lo avrebbe aiutato a “svegliare” Leo. Ringhiò contro la piccola urlante, agitò le braccia e finse di fuggire. La  quarta volta che Ilaria lo aggredì, Leo si agitò talmente tanto da rovesciare il dondolo e fuggì gattonando. A strettissimo giro dovette tentare la forza delle sue gambotte perché il nonno tirava con forza le redinelle con cui ora lo bardava sempre; capì anche che quando balbettava No-no il nonno sorrideva e gli dava una caramellina all’arancia.

Si accucciava felice fra le braccia di tutti loro, del nonno Leonardo in particolare, ma allontanava con forza Ilaria; quando però la vedeva avvicinarsi gattoni e tendergli la manina in cerca d’aiuto per sollevarsi, si fermava e l’aiutava con attenzione. 

Il lavorio continuo di nonno Leonardo fu notato solo dal papà Matteo che un paio di volte tentò di  intavolare un discorso con il suocero che però svicolò. Vedendo Leo  diventare più vivace, Matteo prese a copiare i comportamenti di nonno Leonardo e spesso anche lui aizzava fra loro i fratellini suggerendo a Leo il comportamento da tenere con la sorellina pestifera. 

La zietta ogni sera raccontava una fiaba ai nipotini e Leo si incantava al punto che una volta tirò i capelli ad Ilaria che interrompeva continuamente.

“Lui risponderà“, aveva promesso il medicone e non aveva mentito. 

“Risponderà! tutto sta nelle domande, negli impulsi che riceverà” era il mantra di nonno Leonardo. Quando il piccolo a tre anni  faceva il bagnetto serale, il nonno rovesciava nella vaschetta le lettere dell’alfabeto in gomma; Leo si divertiva e rideva riconoscendo e scegliendo le letterine secondo gli ordini del nonno. E così Leo, nonostante il parere contrario di mamma e papà,  fece la primina perché riconosceva le lettere e sillabava fluentemente. Non era fra i tre più bravi della classe – non lo fu mai – ma la maestra lo lodava e vezzeggiava spesso perché oltre che attento, parlava un italiano perfetto e si comportava come un piccolo gentiluomo. 

Altro momento di frizione si ebbe quando si decise l’iscrizione alle superiori. Nonno Leonardo si impose: per suo nipote non vedeva alternative al liceo classico. Dovettero cedere tutti perché Leo alla fine delle medie riconosceva e compitava le lettere dell’alfabeto greco. Era andata così: a poco più di dodici anni, con la sorellina e tre suoi compagni di scuola giocava alla lotta fra spie, scrivendo messaggi segreti con le lettere dell’alfabeto greco che gli aveva mostrato nonno Leonardo. Si divertivano tutti moltissimo… e dopo un po’ scrivevano e leggevano l’alfabeto greco.

Leo arrancò fino alla licenza liceale, con nonno Leonardo che collegava continuamente una notizia ad un’altra, una materia all’altra, instillandogli in mente curiosità e voglia di sapere.

Al Dams a Bologna si innamorò di una ragazza, allegra, brillante che concretizzava rapidamente ogni suo volo pindarico. Con lei, dopo la laurea aprì una galleria d’arte che gli diede agiatezza e lo gratificò anche spiritualmente.

Ha avuto due figli, che sono la copia carbone di sua sorella Ilaria. Vive una vita interessante e la sua sottile tendenza alla pigrizia viene quotidianamente e felicemente frustrata dalle proposte balzane della sua brillantissima consorte. 

“Risponderà, tutto sta nelle domande, negli impulsi che riceverà“. Sorride fra sé e sé nonno Leonardo, ormai novantenne.

                         Gabriella Pastorino