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Erano tutti attorno al fuoco che scoppiettava allegramente nel vecchio focolare di campagna. Fuori
cadeva qualche fiocco di neve. Folate di vento giungevano di tanto in tanto giù dal camino, e la brace palpitava
sotto le fiamme risucchiate dalla cappa, nera di fuligine, mentre arrostivano le castagne. A quel tempo non
c’era ancora la televisione, e ogni sera attorno al focolare, si raccontavano storie della Bibbia, di romanzi antichi. Talvolta, nella memoria contadina che le aveva tramandate, le storie assumevano aspetti alquanto differenti dal racconto originario, a seconda di chi le raccontava e di che cosa ricordasse. Ma quelle storie di
patriarchi e di profeti, di re e di regine, di principesse e di cavalieri… avevano un fascino che incantava tutti, piccoli e grandi.
Quella sera, però, era una sera speciale. Non c’era posto per le storie di sempre. E il nonno cominciò col raccontare una storia molto particolare. Parlava di fatti accaduti in un Paese lontano, tanto tempo fa.
Raccontava di una mamma giovanissima e di un bambino nato in una grotta di pastori, e degli angeli che annunciavano la pace sulla terra. »Era un bambino come gli altri» disse, «ma era il figlio di Dio fatto uomo
come noi; veniva a farci conoscere il volto umano di Dio. E più tardi ci insegnò a chiamarlo Padre: “Padre
nostro che sei nei cieli…”».
La brace del focolare mandava scintille. Le caldarroste diffondevano un intenso profumo nella grande cucina, ma ora nessuno ci badava. Quell’evento, conosciuto da sempre, scavalcava i secoli e, in quella notte, diventava presente al cuore e alla mente di tutti. Ora la voce del nonno si era fatta più solenne. Parlava piano, come per rispetto a ciò che raccontava: «Non c’era posto per lui, da nessuna parte; come oggi. Perciò nacque
in una grotta di pastori. Ma Egli viene; viene sempre», disse come a se stesso. Poi tese l’orecchio e i suoi occhi diventarono lucidi per l’emozione: nel profondo silenzio della notte suonavano le campane di Natale.

Suor Beatrice Immediata