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Ieri sera in una pizzeria di Battipaglia si son vissute ore d’otium, quello vero, non l’ozio sonnacchioso ed inconcludente delle ore sul divano a pensare “Che bella la vita per noi cittadini italiani! Non muovi un dito ed a fine mese ritiri del denaro guadagnato da quel fessacchiotto del primo piano che fatica da trent’anni in una fabbrica. E pensare che quando ebbe il posto fece pure festa. Ora, la mattina continua ad alzarsi alle 6 in punto per trovarsi alle 8,15 accanto ad una macchina che per otto ore non gli consente distrazione alcuna: per aver diritto ad andare in bagno per cinque minuti due volte al dì hanno dovuto fare sciopero.

Ma la giustizia ha tempi lunghi e prima o poi arriva: Ora parte del suo stipendio ricompensa me di essere italiano; e non solo: poiché quell’operaio é evidentemente generoso, parte del suo denaro arriva pure nelle tasche di gente non italiana che ha fatto domanda per averne una parte. Chiedete e vi sarà dato – diceva qualcuno – e un bel gruppo che di italiano sa solo pizza, ciao e spaghetti, ad ogni fine mese passa la frontiera, ritira un po’ dello stipendio del tizio del primo piano e torna immediatamente a casa per goderselo in santa pace.”

Ecco, l’otium di ieri sera non era quello!

Eravamo in sei, sei amici che si ritrovavano dopo un anno e mezzo. Niente museruola; quando uno ha chiesto del disinfettante perché avevamo toccato il corrimano, ho avuto il primo (e unico !) moto di ribellione: sono una persona pulitissima ed un paio d’ore fa ho fatto una doccia…

– …Ma che c’entra?! E’ per…

– Non voglio sentire storie, io non ho niente da disinfettarmi.

E l’animalino maledetto è rotolato via e non ha avuto più diritto alcuno su di noi.

Ci siamo abbracciati e poi guardati e poiché l’affetto è rimasto immutato, ci siamo trovati tutti belli come prima, anzi migliorati. Sara, poi, era uno splendore, non aveva più quel sorriso gentile che sembrava preludere ad una risata; rideva spesso, spessissimo, ed era un piacere guardarla.

La serata – va detto – è stata modulata da Italo in splendida forma, pur se zoppicava per non so quale acciacco, che però è stato cancellato rapidamente da un carosello di battute. Gli ho detto un paio di volte: “Italo sei pesante!”, lui ha annuito e poi si è scrollato di dosso l’etichetta “Sono un professore” e si è lanciato in dialoghi serrati e brillanti. Era l’unico uomo con cinque signore e ci marciava alla grande. Io, tempo cinque minuti, ho visto svanire le paure che mi hanno soffocato tanto a lungo e mi son goduta loro, i miei amici ritrovati, come me burloni, come me ironici. Ho parlato di otium; lo abbiamo praticato per tutte quelle ore, fin quasi alla mezzanotte.

-La mitologia l’ha fatta da padrona;

-“Sutor, ne ultra crepidam” e mentre uno cercava il verbo, io sbandieravo la mia traduzione: “ Ahò, nun t’allargà, nun é cosa tua”.

-Cos’hanno in comune Montanelli e Gauguin?

-E poi Hopper, il nostro lavoro quasi pronto da due anni.

Ornella ha dichiarato ufficialmente riaperta Casa Gabriella e verrà con Enrica a scegliere i quadri da commentare, purché Donatella…

Ecco, ho detto che eravamo in sei, ma avevo dimenticato l’onnipresente Donatella. Lei, come Enrica, ha capito appieno l’importanza dello stare insieme scambiandoci idee, progetti, opinioni.

Ieri sera, come in Grecia, come a Roma, si nutrivano gradevolmente il corpo, ma soprattutto la mente e il cuore.

Un paio di volte, attraverso un rapido svolazzar di pepli candidi, ho captato che entravano a guardarci loro, quelli che – ripeto – all’otium erano usi. Certamente ci hanno invidiato per le nostre risate, per il loro mondo che in noi per un momento riviveva. La serenità, il godimento dello spirito, all’otium da sempre collegati, mai si disfacevano in stupide storie di stupide persone, in invidiuzze, in volgari esibizionismi.

Con Italo, Margherita, tutti insomma, abbiamo parlato anche di sorellanza. Ho promesso che oggi invierò a Donatella perché la inserisca nel nostro blog “Sorellanza” una poesia che avevo scritto un po’ d’anni fa.

Non abbiamo parlato di acciacchi, malattie, sofferenze e persino quello che era palesemente un disturbo di Italo è diventato motivo per blande affettuose prese in giro.

Eravamo in una stanza magistralmente affrescata che mi ha affascinato al punto da tentare di immortalarla in foto, ovviamente mal riuscite; la parete finge una profondità da cui parte una scala che pareva  raggiungerci.

E poi, non so perchè, ho chiesto un calice di vino. L’ho chiesto e non sapevo indicarne uno, perché a casa non beviamo. Qualcuno ha suggerito brachetto e siamo stati tutti d’accordo. Ma la cantina del locale ne era sprovvista ed abbiamo ripiegato sul Sangue di Giuda. Due calici e si é volatilizzato quel minimo di autocontrollo conservato fra le le emozioni di una serata felice, allegra, appagante. Foto a gogo informavano i miei figli cari della rinascita di Ore d’otium. Appena pochi minuti ed Enrica, che fa parte dei Pastorino, spediva immagini rassicuranti sino in America.

Prose poesie non parlano di forti legami affettivi quando ci spiegano l’otium.

Ce l’ abbiamo aggiunto noi ieri sera.

                                                          Gabriella Pastorino